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Italia: l’isola dei famosi
Pubblicato giovedì 12 marzo 2009 in Germania
[Die Zeit]
I fascisti sono patrioti? È guaribile l’omosessualità? E può una modella diventare Ministro per le Pari Opportunità? La nostra corrispondente spiega perchè fa sempre più fatica a sopportare il suo paese.
L’Italia è completamente abbandonata dalla buona sorte. Un paese senza futuro e senza speranza, senza passato e senza pudore. Un paese senza governo e senza opposizione. Un paese in cui tutto o nulla è possibile, un paese come un cattivo presagio. Così in effetti può succedere quando la politica viene infine depoliticizzata, quando la giustizia non garantisce più alcun diritto ne’ la televisione la benchè minima informazione. Così appare, quando un paese fondatore dell’Europa danza pienamente fuori dall’ordinamento democratico e nemmeno uno degli altri paesi europei osa aprir bocca.
Quando Berlusconi formò il suo primo governo nel 1994, i ministri di Grecia e Belgio si rifiutarono di stringere la mano ai rispettivi colleghi italiani neofascisti. Ora tutto è passato: tutto normale. Oggi i diplomatici sono costretti ad andare in cantina a scuotere la testa.
Ma la saga continua. Berlusconi ha minato il paese in profondità negli ultimi quindici anni, ma il problema non è più solo Berlusconi: il problema è una casta politica che non fa più politica, bensì una devastante combinazione di populismo e cura di interessi particolari. Berlusconi è soltanto il simbolo più sfuggevole di questo declino della democrazia: un uomo che ha eretto a ragione di stato il mantenimento del proprio potere, la difesa dei propri interessi e della propria immagine, e che suggerisce ai cittadini di fare altrettanto. I suoi vassalli mostrano come funziona, nella giustizia come nell’amministrazione degli ospedali, nella polizia forestale come nelle squadre di calcio o nelle case editrici. Ovunque si è diffusa una casta parassita, che detiene il potere e che lo mantiene in quanto non cambia nulla. Questo è l’effetto devastante del berlusconismo: il nepotismo e il do ut des. Il paese non viene governato, quanto piuttosto spremuto da una elite senza piani, programmi o principi. L’Italia ha il parlamento più grande e ben pagato del mondo, amministrazioni regionali e provinciali gonfiate e in gran parte superflue. Tutti pretendono di essere assistiti, anche a costo di far andare in rovina la democrazia.
L’erosione della politica è da tempo giunta a livello locale, dove i candidati del partito di Berlusconi vengono selezionati con gli stessi metodi di casting applicati alle showgirl per gli spettacoli Mediaset. Il messaggio è chiaro: chi vuole avere la sua fetta di torta può andare in politica o in televisione. In entrambi i casi il compenso è un ministero, come nel caso della ex showgirl e modella Mara Carfagna, che ora dirige il Ministero delle Pari Opportunità. La ministra Carfagna appare quasi come una perfida quanto calcolata provocazione di Berlusconi. Guardate fin dove posso arrivare, cosa riesco a farvi ingoiare: dai nudi dei calendari alla politica delle pari opportunità! O forse il caso Carfagna è solo l’ennesima prova che la politica dev’essere prima di tutto divertente. Ne sono poi del tutto immuni gli altri paesi, come la Germania?
La politica depoliticizzata non conosce soluzione ai problemi perchè non conosce alcun problema. Il prodotto interno lordo italiano calerà l’anno prossimo, secondo tutte le previsioni, del 2.6 percento, i disoccupati aumentano già oggi di giorno in giorno. Intere fette di territorio diventano sterili. Nel nord-est chiudono i mobilifici, nelle Marche i calzaturifici, in Sicilia gli aranceti. Intere fette di territorio si impoveriscono: una famiglia su quattro nel mezzogiorno vive sotto la soglia di povertà. Centinaia di migliaia hanno abbandonato il meridione in cerca di lavoro come già era successo negli anni settanta: solo che questa volta sono anche i laureati ad andarsene.
Ma non è un problema. Il capo del governo nel frattempo si dà allo shopping. Pubblicamente, nel centro di Roma, scortato dalle sue guardie del corpo, Berlusconi dice “la crisi non è così tragica, dobbiamo essere ottimisti”. In televisione è tutto esagerato. La TV pubblica RAI mostra per cinque serate di fila il festival di Sanremo: la canzone “Luca era gay” ottiene il secondo posto grazie ad un plebiscito dei telespettatori. La canzone parla di un ragazzo gay mantenuto da mamma apprensiva e col padre alcolizzato. Il giovane diventa alla fine “normale”, guarito dall’omosessualità! D’altronde l’ex parlamentare transessuale Vladimir Luxuria ha vinto l’edizione di quest’anno dell’isola dei famosi. Tutto va bene, purchè diverta.
Tutto è permesso. Ogni volta, alle giornate di festa nazionale - la liberazione dal fascismo, il 25 Aprile e la festa della Repubblica, il 2 Giugno - alcuni ministri non partecipano in segno dimostrativo perchè preferiscono non festeggiare la nascita della Repubblica o la liberazione dal fascismo. A disposizione è anche il passato: l’Italia sperimenta un revisionismo che non si ferma più davanti ai pilastri fondanti della repubblica. La componente di destra presente all’interno del governo tenta da anni di porre sullo stesso piano i combattenti della Repubblica di Salò di Mussolini e i partigiani della resistenza antifascista argomentando che entrambi erano convinti di combattere per la patria. Il sindaco di Roma, ex neofascista, oggi membro di Alleanza Nazionale, vuole far costruire, davanti al pianificato museo della Shoah, un monumento in ricordo delle vittime dei partigiani di Tito, come se i monumenti commemorativi potessero essere eretti l’uno contro l’altro.
La storia diventa un supermercato dal quale ognuno si serve secondo il proprio gusto. I nuovi fascisti dicono “Sono fascista, ma disapprovo le leggi razziali di Mussolini”. Così si esprime ad esempio il calciatore professionista Christian Abbiati, portiere dell’AC del Milan, la squadra di calcio di Berlusconi. E nessuno ha da ridire. Il fascismo è accettato nei salotti, l’antifascismo è costretto alle difensive, messo sullo stesso piano del comunismo. Così è successo che teppisti neofascisti del movimento studentesco di estrema destra “Blocco studentesco” abbiano preso a manganellate altri studenti minorenni ad una manifestazione in Piazza Navona a Roma. E la sera seguente, gli stessi estremisti hanno marciato in uno studio televisivo della RAI e hanno minacciato i giornalisti presenti che avevano osato mostrare immagini degli scontri di Piazza Navona. Il governo non ha proferito parola su questo assalto.
Gli uomini di Berlusconi parlano continuamente di sicurezza e del problema della sicurezza. Ma con questo non intendono che metà della Campania e della Calabria sono governate dalla criminalità organizzata, o che in Sicilia la mafia impone le tasse, stabilisce il coprifuoco ed emette sentenze di morte a proprio piacimento.
Il governo non parla del vero problema della sicurezza. La sicurezza in Italia viene connessa alla presenza di stranieri. Qualsiasi reato commesso da stranieri, specie se rumeni, trova forte risonanza sui media e nel dibattito politico. In seguito a reati commessi da stranieri si formano con sempre maggiore frequenza “gruppi di rappresaglia” che distruggono i negozi degli immigrati. In seguito ad una serie di stupri ad opera di rumeni il governo ha approvato un “pacchetto di leggi d’emergenza in tema di sicurezza” con il quale ha autorizzato la formazione di ronde di cittadini. La polizia ha protestato contro questa decisione: uno stato che autorizzi la formazione di ronde cittadine indebolisce il proprio potere di imporre l’ordine pubblico. Ma i populisti hanno bisogno di uno stato debole: istituzioni forti che si guadagnassero la fiducia dei cittadini non lascerebbero loro alcuna chance. Le ronde sono un simbolo del berlusconismo: il diritto del pugno di ferro prevale sull’ordinamento democratico. Lo stato funziona come nel programma “Il grande fratello” trasmesso dalle TV di Berlusconi: il cittadino rinuncia alla propria cittadinanza e diventa allo stesso tempo protagonista e spettatore.
Ci si potrebbe dunque domandare dove sia l’opposizione. Ebbene: si è sciolta nel nulla. Per lungo tempo ha partecipato alla corsa per i posti e i privilegi, poi è affondata nei litigi tra gli schieramenti e le fazioni. Dopo quindici anni la sinistra italiana non ha ancora capito bene come contrastare Berlusconi. Peggio ancora: si trova invischiata in un processo di ricerca di se stessa tra cattolicesimo di sinistra e laicismo, socialismo e liberalismo. Una spaccatura che si consuma sopra le teste dei cittadini.
Un giorno la sinistra scende a patti con Berlusconi per spartirsi le briciole al tavolo del potere, il giorno seguente lo demonizza, e nel frattempo lascia la scena a comici di professione di seconda classe come Beppe Grillo, che come cacciatori di topi fischiettano alla gente le loro parole volgari durante il “vaffanculo day” e subito dopo presentano candidati alle elezioni europee, come se l’Italia fosse l’isola dei famosi.
Pare dunque non esserci alternativa. Nessuna via di uscita. Un intero popolo aspetta passivamente la prossima mossa di Berlusconi e dei berlusconiani. Nessuno di coloro usciti infiacchiti durante questa lunga marcia potrà fermarli. Ma se almeno si cominciasse a prenderli sul serio all’estero, invece di seguitare a deriderli quali tipici italiani, sarebbe già un primo passo.
da wiki
ie Zeit è uno dei più importanti settimanali tedeschi. Dà molto spazio all'analisi politica, che viene trattata in chiave abbastanza imparziale, nonostante una linea editoriale vicina al centrosinistra. È stato fondato ad Amburgo nel 1946 e vende circa 470.000 copie. Dal 2004 è diretto dall'italo-tedesco Giovanni Di Lorenzo.
Immagino che le future elette sapranno rovesciare la frittata
il sonno della ragione genera mostri
caro m'è il sonno, e il più l'esser di sasso
mentre che 'l danno e la vergogna dura
Non veder, non sentir m'è gran ventura.
però non mi destar; deh, parla basso!
Ne plurimi valeant plurimum (Cicero)