00 12/10/2006 13:43
L’appello di Amnesty. Oggi scade l’ultimatum
Iran, Sos per ragazza sul patibolo
Teheran - Potrebbe morire nei prossimi giorni Kobra Rahmanpour, 25 anni, una giovane donna iraniana condannata a morte nel 2002 con l’accusa di omicidio. Per salvarla si è mobilitata l’organizzazione per i diritti umani Amnesty International che chiede alla Repubblica islamica iraniana di fermare il boia. Ma il tempo si sta esaurendo.
L’Ufficio per l’implementazione delle sentenze, che decide l’esecuzione delle condanne a morte, ha indicato la data di oggi come ultimo giorno entro il quale la famiglia della vittima dovrà decidere se rinunciare al proprio diritto sulla vita della ragazza, salvandola così dall’esecuzione ed accettando il pagamento dovuto ai familiari di una vittima di omicidio (diyeh). È molto probabile che, se la famiglia sceglierà per la condanna a morte, questa sarà eseguita in tempi brevi, forse anche domani.
Kobra Rahmanpour è stata arrestata il 5 novembre del 2000 e condannata a morte due anni dopo dalla Corte criminale di Teheran per l’omicidio della suocera. Nel 2003, la sentenza è stata confermata dalla Corte suprema.
La ragazza ha sempre dichiarato di aver agito per autodifesa dopo che la suocera aveva cercato di aggredirla con un coltello. Il suo è stato un matrimonio forzato, impostole dai genitori contro la sua volontà e dovuto alle gravi condizioni di povertà in cui si trovava la famiglia. Durante il matrimonio, la ragazza è stata soggetta a diversi episodi di violenza domestica. Non ha ricevuto assistenza legale se non all’inizio del processo.
Kobra Rahmanpour è rinchiusa nella prigione di Evin da quasi sei anni, da quattro è nel braccio della morte. Il mese scorso ha scritto una lettera aperta che è stata pubblicata in internet. «Sono una persona come voi, non voglio morire - scrive la giovane - Ma, proprio ora, mi sento come un corpo senza vita, un corpo che ha dimenticato la felicità e il sorriso. Sono terrorizzata dall’impiccagione e sono a un passo dalla morte. Io, come tutti voi, ho paura di morire. Aiutatemi, così questa non sarà la mia ultima lettera. Così tante volte ho pensato a me stessa, ho pensato a cosa sarebbe successo se la mia vita avesse preso una strada diversa. Avrei potuto finire il mio corso pre-universitario, non sarei stata forzata a lavorare e servire la famiglia di mio marito. Non avrei mai raggiunto questo confine della follia, dove mi trovo ora. Ho sofferto molto, sono una vittima ed è questa vittima che stanno per impiccare a morte. Non è questo il destino che merito. In questi giorni di paura e orrore, vi scrivo ancora una volta. Voglio ringraziare tutti i media, i giornali e le persone che mi hanno sostenuto e hanno detto che “Kobra non deve essere impiccata”. Questa volta, forse per l’ultima volta, voglio chiedervi di fare tutto il possibile per me, per non essere uccisa. Nei miei sogni, penso sempre alla libertà e ad avere una buona vita dopo tutto questo (...) Voglio vivere. Tutte le possibilità di salvezza sono finite e nessuno ora è qui per me. La mia unica speranza è nelle persone e nell’umanità. Abbraccio mio padre e mia madre. Voglio ringraziare la mia famiglia e tutte le persone che si stanno battendo per salvarmi».

[Data pubblicazione: 12/10/2006]

www.lapadania.com/PadaniaOnLine/Articolo.aspx?pDesc=67490,1,1


Una breve considerazione, ma il governo italiano, a parte obbligarci a comprare in cina, materiale fatto nei vari campi di concentramento, a calarsi le mutande di fronte agli islamici e "sniffare" a gratis, che altre vuol fare? [SM=g27826] [SM=g27826] [SM=g27826]

)Mefisto(