00 18/07/2006 21:42

LEGGERE SIGNIFICA CRESCITA, ANCHE DEL PIL

MILANO - Un Paese piu' colto e' un Paese destinato ad essere piu' ricco. Perche' crescere sotto il profilo culturale ha un effetto diretto, anche se di lungo periodo, in termini di crescita del Prodotto interno lordo.

Lo dimostra una ricerca specifica delle Universita' di Bologna e Trento condotta per conto dell'Associazione Italiana Editori per preparare i prossimi Stati Generali dell'Editoria, in programma il 21-22 settembre a Roma presso il Complesso Monumentale del San Michele a Ripa.

Se gli italiani avessero avuto nel corso del loro sviluppo un tasso di lettura pari a quello di Francia e Germania, oggi l'Italia sarebbe piu' competitiva. Perche' ''leggere aiuta a crescere'' non tanto e non solo dal punto di vista individuale, ma anche come sistema Paese.

Forse e' anche per questo che ai prossimi Stati Generali dell'Editoria sara' presente insieme a politici ed editori anche il presidente di Confindustria, Luca di Montezemolo. Sara' cioe' Confindustria a prendere la parola subito dopo il saluto del presidente dell'Associazione Editori, Federico Motta ''e non e' un caso - ha sottolineato oggi a Milano lo stesso Motta, presentando gli Stati Generali 2006 - perche' la nostra ricerca, condotta in modo serissimo, dimostra in modo inequivocabile questa dato: gli indici di lettura influenzano la crescita''.

La ricerca, che sara' nei dettagli presentata a Roma a settembre, ha messo in luce che le Regioni in cui si legge di piu' hanno dinamiche di produttivita' migliori. ''Se l'Italia - ha sottolineato Motta - non avesse tassi di lettura di venti, trenta punti inferiori rispetto a Francia e Germania, sarebbe molto piu' competitiva''.

Di quanto? Difficile un'analisi meramente quantitativa, tuttavia la ricerca Aie ha rilevato che ''se la Calabria avesse avuto negli Anni Settanta il tasso di lettura della Liguria, oggi avrebbe una produttivita' di 50 punti piu' alta. Oppure se nelle regioni il tasso di lettura fosse stato pari a quello medio nazionale, avremmo avuto 20 punti di maggior crescita della produttivita' per l'Abruzzo, 23 per la Basilicata, 24 per Campania e Puglia, 29 per il Molise, 30 per la Calabria''.

I dati 'misurati' dal professor Antonello Scorcu, dell'universita' di Bologna, saranno integrati in occasione degli Stati Generali con quelli elaborati da Piero Cipollone, del Servizio Studi della Banca d'Italia. Entrambe le ricerche, pur secondo elaborazioni diverse, giungono alla stessa conclusione: leggere libri aiuta la crescita economica.

In base ad un modello econometrico, la ricerca dimostra infatti che le regioni in cui si legge di piu', a parita' di altre condizioni (inclusi i livelli di istruzione) hanno dinamiche di produttivita' migliori. ''E questo nel lungo periodo si traduce in termini strutturali - ha sottolineato Federico Motta - i consumi culturali sono un investimento piu' redditizio di quello in capitale fisico''.

Il problema tuttavia in Italia ha proporzioni marcate perche' ''sono peggiorate le condizioni di lettura - ha detto il presidente della Mondadori Libri e vicepresidente dell'Aie, Gianarturo Ferrari -. Il mercato dei libri e' forte ma, nello stesso tempo, estremamente ristretto, perche' e' fatto di lettori-consumatori forti ma ridotti. Tant'e' vero che il divario tra coloro che leggono e coloro che non lo fanno e' sempre piu' accentuato''.

Si tratta di ridurre questo divario e di ampliare il bacino dei lettori. Nella consapevolezza che questo ampliamento e' di natura politica, e come tale deve veder coinvolte le istituzioni e la politica.



© Copyright ANSA Tutti i diritti riservati 18/07/2006 18:15