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L’eco del mio respiro è pesante davanti a me, entro nel mio studio/casa e m’accascio placidamente sulla mia sedia di finta pelle di vacca, respiro, uno e due e uno e due, devo riprendere i miei pensieri dopo la serata passata nella “zona rossa”, sono successe troppe cose in questi due giorni, il caso della piccola Amy affidatomi dalla signora Wotchosky, la scoperta che la piccola Amy è stata uccisa dal “simbolista”, la scoperta che forse la piccola Amy non era poi così piccola… un attimo di calma, un altro respiro profondo e poi mi metto al lavoro.

Mando un mailgramma ad uno dei miei sottoposti alla mia piccola epoca della polizia, il caro e fin troppo giovane Bob, un agente addetto allo stoccaggio medio informatico dei vari dossier e dei vari rapporti stilati dai suoi colleghi, gli chiedo tutte le informazioni che può procurarmi sul “simbolista”, naturalmente dopo pochi secondi la sua risposta non mi lascia dubbi, è ancora il ragazzino che ho portato a battesimo sulle strade, la sua mailgramma è la più dettagliata possibile, ora ho in mano tutti i rapporti, tutte le foto, tutte le persone che sono state indicate come potenziali assassini, se fossimo ancora nel novecento o all’inizio duemila con tutto ciò che mi ha mandato ci avrei riempito un monolocale spazioso… ma ora è tutto nel mio computer portatile.
(dovrò ricordarmi di ringraziare Bob personalmente e offrirli una cena!)

Le vittime compresa Amy Wotchosky fin ora sono state centoventuno, tutte donne, la cosa che m’inquieta è l’età delle vittime, la più giovane aveva dieci anni e la più vecchia settantanove, l’unica cosa che le accomuna è l’asportazione di determinati organi interni, nessuna vittima si conosceva, nessun legame di parentela tra di loro, nessuna di loro aveva il nome uguale, nessuna di loro aveva una caratteristica fisica uguale, non erano alte uguali, non avevano il colore degli occhi uguali, non avevano nulla che si possa collegare con la vittima successiva… sto letteralmente barcollando nel buio… perché il “simbolista” ha ucciso proprio Amy Wotchosky?

Passo ciò che resta della notte e gran parte della mattina successiva a studiarmi meticolosamente i vari dossier e non ho in mano praticamente nulla, devo chiamare la signora Wotchosky per un appuntamento entro e non oltre oggi pomeriggio per poter ispezionare la camera di Amy, devo sapere vita, morte e miracoli della ragazzina, ma prima della telefonata ho bisogno di una rinfrescata e di un barile di caffè.

“Pronto?”
“Salve sono Adam Smith e ho urgenza di parlare con la signora!”
“La signora al momento non è in casa vuole lasciare detto qualcosa?”
“Nulla… è una cosa altamente privata e delicata… sa per caso quando rientrerà la signora?”
“Se non sbaglio dovrebbe rientrare tra un ora!”
“Grazie…”
“Di nulla!”

Riattacco il telefono, il cameriere o chi per lui mi ha trattato troppo freddamente, probabilmente la signora Wotchosky era in casa e non voleva parlare con me oppure più semplicemente la signora ha agito all’ombra del signor Wotchosky e questo è molto grave.
Dopo poco più di dodici minuti il mio telefono squilla.

“Pronto?”
“Adam Smith?”
“Si… chi parla?”
“Sono la signora Wotchosky!”
“Salve… lo chiamata prima io ma non era in casa e mi è stato riferito dal vostro cameriere che sarebbe rientrata dopo un ora!”
“Ero in casa e non volevo parlare con nessuno… mi spiace… ha novità sul caso di mia figlia?”
“Direi di sì ma vorrei parlarne a quattrocchi dal vivo!”
“Ok… facciamo domani mattina?”
“Perfetto… alle nove sarò da lei!”
“Ottimo… salve!”
“Salve!”

Ora ho metà giornata per ristudiarmi tutti i dossier e magari dormire… non posso dormire proprio ora, devo trovare l’anello di congiunzione tra le vittime, non per niente ero il migliore quando ero un poliziotto.
Passo tutto il resto del giorno e gran parte della notte a ristudiare i dossier ma nulla… ora devo andare a dormire, domani mattina dovrò scavare a fondo nella vita di Amy Wotchosky!