sessione di Giovanni Ciarmela
Tutto è iniziato nel 2010 quando io e mio padre decidemmo di organizzare un bel viaggio nel lago dove il carpfishing si esprime in tutto il suo splendore: CASSIEN.
Quel viaggio terminò con un bel cappotto , ma oltre alla magnifica esperienza portammo a casa con noi la dipendenza da Cassien. Anche nel 2011 il mio viggio nel lago “santo” fu un fiasco (anche se un cappotto in questo lago non è mai un fiasco), quindi decidemmo di agire di conseguenza e programmare una long session nel 2012 dal 3 al 24 di marzo. Ormai è una sfida ed il riuscire a tirar fuori una carpa da queste acque “sante” è il solo obbiettivo che abbiamo (inerente al carpfishing si intende), e qualsiasi altra carpa presa in un'acqua diversa da questa non riuscirebbe a suscitare in noi le stesse emozioni.
Il 2 marzo è tutto pronto e con una macchina carica all'inverosimile io, mio padre e l'immancabile Jim partiamo in direzione St. Cassien. La mattina successiva alle 7 siamo già pronti per il trasbordo.
Le notizie che arrivano dal lago non sono per nulla incoraggianti, infatti riferiscono che il pesce è completamente bloccato e l'unica partenza vista prima del nostro arrivo è stata fatta a ridosso della riserva nel braccio nord. Ma considerando le temperature in rialzo, sia dell'aria che soprattutto dell'acqua decidiamo di inboccare il braccio ovest sperando che nelle 3 settimane che abbiamo davanti qualche pesce si sposti verso la riserva di foundurance. Fortunatamente una delle postazioni al top in questo periodo è libera, la Mathilde. Il morale non appena abbiamo messo piede sulla posta è salito alle stelle, ero consapevole del fatto che le nostre Blackbullbaits non ci avrebbero mai tradito (per l'occasione Kriller e Genesy): se ad una carpa fosse venuta fame cosa avrebbe potuto desiderare di meglio?
Ma si sa, niente va come te lo aspetti e dopo 10 giorni dove neanche una breme è venuta a farci visita decidiamo di spostarci alla Kevin Ellis, lasciata libera da due Inglesi appena 10 minuti prima (anche loro a cappotto). Anche qui però sembra non cambiare la situazione, fino al 4° giorno quando in pieno giorno mentre stavamo pranzando la canna posizionata su una secca in 3 mt d'acqua (innescata con un omino 20/15 genesy) parte con una violenza inaudita. Dopo un'attimo di sbandamento ferro e c'è, non grande ma c'è. Salto subito in barca e in meno di un minuto sono già sul pesce, la vedo è una regina intorno ai 10 kg e tac...... si slama. É inutile dire qual'era il mio stato d'animo, dopo 3 anni che aspetto una partenza in questo lago, arriva ed io come un' idiota me la sono fatta scappare. Inoltre al dispiacere per la carpa persa si vanno ad aggiungere la macchina che ci è stata completamente distrutta, provabilmente da “carpisti” del luogo che non gradiscono la nostra presenza qui, e sopratutto Jim che dopo aver sbattuto su una roccia si è fatto male ad una zampa e ha avuto bisogno di alcuni punti di sutura.
Dopo tutti questi eventi ci eravamo rassegnati ad una sesione da dimenticare, ma la pesca non si sa mai cosa ti riserva, ed infatti il 22 marzo alle 7,15 di mattina, mentre sistemavo la fasciatura al cane, la canna di destra (innescata con un omino 16/16 al gusto kriller) parte con la stessa violenza della carpa persa la settimana prima, ma c'è una differenza: non appena ho ferrato il pesce ha iniziato a prendere filo, senza dar testate o scossoni, se ne andava via tranquilla senza che io potessi far niente per fermarla. Allora senza pensarci su due volte sono saltato in e non appena arrivato sul pesce, è iniziato il combattimento più lungo ed emozionante della mia vita, da un lato bello ma dall'altro davvero brutto: non dovevo assolutamente perderla altrimenti non me lo sarei mai perdonato. Ma dopo oltre 25 min di tira e molla sono riuscito finalmente ad infilarla nel guadino. Non credevo ai miei occhi, una fully scaled davvero stupenda e dalla mole imponente, che dopo un paio di foto di rito è tornata a nuotare nelle sue “sante” acque. Due giorni più tardi dopo aver perso un'altro pesce causa rocce taglienti siamo tornati a casa, consapevoli di aver raggiunto comunque il nostro obbiettivo.