GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU'-LO SPIRITO DI KAROL-

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DIDIA
00lunedì 12 marzo 2007 22:40
Salve a tutti/e,

è molto che non scrivo su questo sito perchè ci sono state delle discussioni in cui mi si accusava di denigrare Ratzinger, e sinceramente la cosa mi aveva un pò infastidito perchè a volte non è semplice comunicare in questo modo.
Tuttavia ho letto da qualche parte che quest'anno la giornata della Gioventù a Roma sarà in San Pietro con una veglia di preghiera.
Io vorrei solo dire una cosa, che lo spirito con cui è nata questa giornata era quello di festa, di gioia e di preghiera.
Quest'anno Papa Benedetto XVI non vuole feste, canti e balli sul sagrato della basilica Vaticana.
Perchè?
La mia è una semplice domanda, di una ragazza di 24 anni che ricorda altre giornate in allegria e preghiera insieme ad un Papa anziano e malato che gioiva della nostra gioia, perchè non può essere più così?
Cosa sta accadendo allo spirito iniziale di questa giornata?
Io non critico la veglia di preghiera, quella c'è sempre stata in spirito di armonia e gioia ma perchè solo questa?
Mi ricordo che qualcuno diceva che chi canta prega due volte, ed è una frase bellissima perchè la religione, la chiesa perde fedeli, sopratutto giovani e non parlo di noi che siamo qui in un forum cattolico a parlare di religione e chiesa, ma di tanti ragazzi che sentono la chiesa lontana anni luce, che la vedono come un istituzione ormai superata questo non va bene.
Perchè magari alla veglia in San Pietro ci saranno molte persone ma gli altri?
Quelli che magari pregavano una sola volta l'anno in quell'occasione, perchè intorno c'era la festa, perchè dobbiamo perderli?
Le mie sono solo domande, che vorrebbero una risposta se possibile, ci tengo a sottolineare che la mia non è una critica ma solo un osservazione.
La faccio con un pò di tristezza perchè forse in memoria di Karol, di cui il 2 aprile si chiude parte diocesana della causa di beatificazione, sarebbe carino portare avanti la giornata della gioventù così come l'aveva concepita lui.
Una festa, fatta di preghiera e amore per Dio, e sinceramente spero di sentir risuonare ancora le note di Jesus Christ you are my life, scandita dal battito di mani, perchè sono certa che Karol apprezzerebbe molto.
Detto ciò vi saluto con affeto.

Susanna
Discipula
00martedì 13 marzo 2007 10:17
Hai tutto il diritto di non essere d’accordo con il modo in cui Papa Ratzinger organizza gli incontri e gli eventi con i giovani, visto che non parliamo certo di dogmi e di infallibilità, però vorrei suggerirti di non partire prevenuta, solo perché il Papa ha deciso qui di uscire per un momento dal solco del suo predecessore, nei confronti di un cambiamento che può rivelarsi interessante sotto alcuni punti di vista.
E’ vero, quest’anno la Giornata della Gioventù diocesana (per quella mondiale di Sydney, articolata in più giornate, penso che ci sarà spazio per una maggior varietà di programma) avrà al centro la preghiera e la confessione in San Pietro piuttosto che i canti e i balli sul sagrato. Come ho già scritto in un'altra discussione quando la notizia si era diffusa e non pochi si erano detti “delusi” e perplessi per questa decisione, credo semplicemente che a Papa Benedetto debba essere data la possibilità di fare i suoi “esperimenti” esattamente come Giovanni Paolo II li ha fatti a suo tempo, introducendo elementi di novità e modificando molte cose rispetto al modo in cui erano state fatte dai suoi predecessori. Non vedo perché altrettanto non debba essere concesso a Papa Benedetto. I grandi happenings mediatici a cui ci aveva abituati Wojtyla hanno indubbiamente portato grandi numeri nelle piazze, e questo è un bene e lo riconosciamo tutti, Ratzinger in primis, e nessuno vuole mandare via quei giovani. Diciamo, però, che siccome si è avuta l’impressione che molti di loro considerassero la festa e non la preghiera il centro dell’evento [l’impressione è corroborata dal fatto che, a parte alcuni slogans come “alzatevi andiamo”, “siete le sentinelle del mattino”, “non abbiate paura” (“di aprire le porte a Cristo”, sarebbe la frase completa, comunque) ecc., i papaboys spesso dimostrano di non ricordare un’omelia che sia una del grande Karol e meno che mai di aver letto una delle sue encicliche] forse Papa Benedetto sente il bisogno di fare una sorta di “prova del nove” e mettendo i giovani in chiesa davanti a un crocifisso, con i confessionali aperti, toccare con mano quanti effettivamente hanno compreso che anche nello spirito dello stesso Giovanni Paolo II la festa da lui voluta era solo un contorno e non il cuore dell’evento, sempre e comunque rappresentato da Cristo e dall’Eucaristia, e quanti non si sono lasciati sfuggire che “chi canta prega due volte” (Sant’Agostino) significa che la preghiera cantata ha un valore doppio e non che si può sostituire la preghiera con qualunque canzone. L’emorragia di fedeli e il calo delle vocazioni, poi, non sono certo cominciati con il pontificato di Ratzinger e, per come la vedo io, il pienone negli stadi e nelle piazze che si registrava con gli eventi mediatici organizzati da Wojtyla non ha risolto il problema dello svuotamento delle chiese, che è continuato, come già ai tempi di Paolo VI e Giovanni XXIII, segno che le cause sono da ricercarsi altrove e che il far eseguire “Blowin’ in the wind” o “Imagine” ai Congressi Eucaristici può essere stato un piacevole momento di intrattenimento ma non ha rappresentato la panacea. Che da parte di molti giovani ci sia stato un fraintendimento dello “spirito di Karol” a me pare evidente, altrimenti perché gli stessi che affollavano i concerti, facevano ole e battimani sul sagrato, non si accalcavano alla messa la domenica? Eppure messe rock, pop, rap e quant’altro non mancano in tutte le diocesi del mondo.
Per questo mi sento di dire: non prendiamo subito male la decisione di Ratzinger ; lui ora è il Papa, e come tale ha il compito di leggere i segni dei tempi, mettere a frutto l’esperienza del suo predecessore impedendo al tempo stesso che venga fraintesa e sbilanciata e cercare di cogliere il modo migliore per diffondere e rinsaldare la fede secondo le esigenze del momento presente. C'è un tempo per gettare le reti in mare e un tempo per ritirarle e verificare la pesca.
E poi, con tutto il rispetto e l’affetto che ho avuto per Giovanni Paolo II, la Chiesa cattolica non è la fondazione Karol Wojtyla e i suoi successori non sono semplici curatori dell’eredità lasciata dal grande papa polacco, ma sono in primis successori di Pietro, e non si devono cristallizzare nella custodia di un singolo pontificato, ma essere docili al soffio dello Spirito. E, a questo proposito, noto, con una punta di preoccupazione, che si comincia a parlare di troppi “spiriti”: lo spirito del Concilio, lo spirito di Assisi, ora c’è anche lo spirito di Karol. Ripeto, con tutto il rispetto per tutti, credo che dovremmo cominciare a ricordarci che a guidare la Chiesa c’è un solo spirito: lo Spirito Santo. Non è una critica rivolta a te che, mi pare di capire, sei profondamente cattolica e queste cose le sai benissimo, è un invito a tutti noi, a non farci sopraffare dal senso della competizione e della divisione all’interno della Chiesa; così come chi ha scoperto o riscoperto la fede cattolica quel 19 aprile di due anni fa non deve cadere nell’errore di pensare che il buono della Chiesa sia cominciato solo allora, allo stesso modo chi ha amato particolarmente Giovanni Paolo II non si fermi al 2 aprile del 2005 e conceda un “anticipo di simpatia” anche a quelli che sono chiamati a reggere dopo di lui la Chiesa cattolica, che non è né di Ratzinger né di Wojtyla, Luciani, Montini, Roncalli o Pacelli e via dicendo, ma è solo di Cristo.
Anch'io di saluto con affetto.

[Modificato da Discipula 13/03/2007 10.18]

[Modificato da Discipula 13/03/2007 10.39]

[Modificato da Discipula 13/03/2007 11.00]

rosa22253
00martedì 13 marzo 2007 10:59
Re:

Scritto da: Discipula 13/03/2007 10.17
Hai tutto il diritto di non essere d’accordo con il modo in cui Papa Ratzinger organizza gli incontri e gli eventi con i giovani, visto che non parliamo certo di dogmi e di infallibilità, però vorrei suggerirti di non partire prevenuta, solo perché il Papa ha deciso qui di uscire per un momento dal solco del suo predecessore, nei confronti di un cambiamento che può rivelarsi interessante sotto alcuni punti di vista.
E’ vero, quest’anno la Giornata della Gioventù diocesana (per quella mondiale di Sydney, articolata in più giornate, penso che ci sarà spazio per una maggior varietà di programma) avrà al centro la preghiera e la confessione in San Pietro piuttosto che i canti e i balli sul sagrato. Come ho già scritto in un'altra discussione quando la notizia si era diffusa e non pochi si erano detti “delusi” e perplessi per questa decisione, credo semplicemente che a Papa Benedetto debba essere data la possibilità di fare i suoi “esperimenti” esattamente come Giovanni Paolo II li ha fatti a suo tempo, introducendo elementi di novità e modificando molte cose rispetto al modo in cui erano state fatte dai suoi predecessori. Non vedo perché altrettanto non debba essere concesso a Papa Benedetto. I grandi happenings mediatici a cui ci aveva abituati Wojtyla hanno indubbiamente portato grandi numeri nelle piazze, e questo è un bene e lo riconosciamo tutti, Ratzinger in primis, e nessuno vuole mandare via quei giovani. Diciamo, però, che siccome si è avuta l’impressione che molti di loro considerassero la festa e non la preghiera il centro dell’evento [l’impressione è corroborata dal fatto che, a parte alcuni slogans come “alzatevi andiamo”, “siete le sentinelle del mattino”, “non abbiate paura” (“di aprire le porte a Cristo”, sarebbe la frase completa, comunque) ecc., i papaboys spesso dimostrano di non ricordare un’omelia che sia una del grande Karol e meno che mai di aver letto una delle sue encicliche] forse Papa Benedetto sente il bisogno di fare una sorta di “prova del nove” e mettendo i giovani in chiesa davanti a un crocifisso, con i confessionali aperti, toccare con mano quanti effettivamente hanno compreso che anche nello spirito dello stesso Giovanni Paolo II la festa da lui voluta era solo un contorno e non il cuore dell’evento, sempre e comunque rappresentato da Cristo e dall’Eucaristia, e quanti non si sono lasciati sfuggire che “chi canta prega due volte” (Sant’Agostino) significa che la preghiera cantata ha un valore doppio e non che si può sostituire la preghiera con qualunque canzone. L’emorragia di fedeli e il calo delle vocazioni, poi, non sono certo cominciati con il pontificato di Ratzinger e, per come la vedo io, il pienone negli stadi e nelle piazze che si registrava con gli eventi mediatici organizzati da Wojtyla non ha risolto il problema dello svuotamento delle chiese, che è continuato, come già ai tempi di Paolo VI e Giovanni XXIII, segno che le cause sono da ricercarsi altrove e che il far eseguire “Blowin’ in the wind” o “Imagine” ai Congressi Eucaristici può essere stato un piacevole momento di intrattenimento ma non ha rappresentato la panacea. Che da parte di molti giovani ci sia stato un fraintendimento dello “spirito di Karol” a me pare evidente, altrimenti perché gli stessi che affollavano i concerti, facevano ole e battimani sul sagrato, non si accalcavano alla messa la domenica? Eppure messe rock, pop, rap e quant’altro non mancano in tutte le diocesi del mondo.
Per questo mi sento di dire: non prendiamo subito male la decisione di Ratzinger ; lui ora è il Papa, e come tale ha il compito di leggere i segni dei tempi, mettere a frutto l’esperienza del suo predecessore impedendo al tempo stesso che venga snaturata e cercare di cogliere il modo migliore per diffondere e rinsaldare la fede secondo le esigenze del momento presente. E poi, con tutto il rispetto e l’affetto che ho avuto per Giovanni Paolo II, la Chiesa cattolica non è la fondazione Karol Wojtyla e i suoi successori non sono semplici curatori dell’eredità lasciata dal grande papa polacco, ma sono in primis successori di Pietro, e non si devono cristallizzare nella custodia di un singolo pontificato, ma essere docili al soffio dello Spirito. E, a questo proposito, noto, con una punta di preoccupazione, che si comincia a parlare di troppi “spiriti”: lo spirito del Concilio, lo spirito di Assisi, ora c’è anche lo spirito di Karol. Ripeto, con tutto il rispetto per tutti, credo che dovremmo cominciare a ricordarci che a guidare la Chiesa c’è un solo spirito: lo Spirito Santo. Non è una critica rivolta a te che, mi pare di capire, sei profondamente cattolica e queste cose le sai benissimo, è un invito a tutti noi, a non farci sopraffare dal senso della competizione e della divisione all’interno della Chiesa; così come chi ha scoperto o riscoperto dal fede cattolica quel 19 aprile di due anni fa non deve cadere nell’errore di pensare che il buono della Chiesa sia cominciato solo allora, allo stesso modo chi ha amato particolarmente Giovanni Paolo II non si fermi al 2 aprile del 2005 e conceda un “anticipo di simpatia” anche a quelli che sono chiamati a reggere dopo di lui la Chiesa cattolica, che non è né di Ratzinger né di Wojtyla, Luciani, Montini, Roncalli o Pacelli e via dicendo, ma è solo di Cristo.
Anch'io di saluto con affetto.

[Modificato da Discipula 13/03/2007 10.18]



Sottoscrivo ogni tua parola ...
Penso che sia il momento di vedere se il buon seme cosparso durante le radunate di Karol sia caduto su terreno fertile e abbia messo radici. Se una giornata di "solo" preghiera è troppo impegnativa e "noiosa" perché i giovani che seguivano Karol se la sentono di partecipare, forse è più la voglia di fare festa che attira e non tanto lo Spirito Santo. E' più divertente cantare a battito di mani che non fare silenziosa introspezione. Forse è il momento di insegnare ai giovani che ci vuole anche questa.
-Asmodeus-
00martedì 13 marzo 2007 13:22
Uomini...serrare i ranghi.

Dio riconoscerà i suoi. [SM=g27822]
ratzi.lella
00martedì 13 marzo 2007 13:30
la chiesa non appartiene al papa
capisco che il lungo pontificato di wojtyla abbia portato alcuni ad identificare la chiesa con un papa, ma dobbiamo ricordare che essa non appartiene ad un singolo pontefice come non e' appartenuta a pietro, il primo vicario di Cristo.
e' compito di ciascun papa leggere nel cielo i segni dei tempi e, nella continuita' rispetto ai predecessori, ciascun pontefice deve interpretare i bisogni della sua epoca.
oggi abbiamo un assoluto, pressante, imprescindibile, bisogno d preghiera e di riflessione.
ciao

[Modificato da ratzi.lella 13/03/2007 13.31]

DIDIA
00martedì 13 marzo 2007 15:38
RIFELSSIONE E ALLEGRIA
Io non sto dicendo che la riflessione non è importante, ne sto identificando la Chiesa con un Papa, semplicemte credo che si possano integrare la riflessione con un raduno festante con un pò di buona volontà.
La Chiesa è di Cristo è stata fondata da lui mediante gli apostoli e su questo nessuno ha dubbi .
Ma la Chiesa secondo me facendo così si sta allontando sempre più dalla realtà, io credo nella riflessione e meditazione, ma credo anche nella gioia che si può provare nel vedere una folla di ragazzi che pregano.
E anche se su 100 ragazzi uno solo ha ritrovato, o trovato per la prima volta la fede beh vuol dire che anche una giornata della gioventù vecchio stile ha avuto un senso, ha portato un fedele in più a messa, o l'ha spinto magari a leggere qualche passo del vangelo, non sarà molto ma nel periodo in cui viviamo mi sembra importante.
Basarsi solo sulla riflessione, meditazione e confessione in San Pietro rischia, secondo il mio modesto punto di vista, di richiamare solo quei ragazzi che già hanno una fede forte e chiara, ma tutti gli altri?
Che fine fanno?
Perchè privare quel ragazzo della gioia di vivere in Cristo?
Questo è sinceramente qualcosa che mi lascia perplessa, è vero ogni Papa deve adattarsi al periodo storico in cui vive ma secondo me, anche se Benedetto XVI fa cose egrege in questo caso io penso che ha sbagliato.
E' un mio pensiero ovviamente, ma credo sia giusto farlo presente.
Perchè il confronto è la prima cosa.
Sihaya.b16247
00martedì 13 marzo 2007 18:43
Re: RIFELSSIONE E ALLEGRIA

Scritto da: DIDIA 13/03/2007 15.38
Io non sto dicendo che la riflessione non è importante, ne sto identificando la Chiesa con un Papa, semplicemte credo che si possano integrare la riflessione con un raduno festante con un pò di buona volontà.
La Chiesa è di Cristo è stata fondata da lui mediante gli apostoli e su questo nessuno ha dubbi .
Ma la Chiesa secondo me facendo così si sta allontando sempre più dalla realtà, io credo nella riflessione e meditazione, ma credo anche nella gioia che si può provare nel vedere una folla di ragazzi che pregano.
E anche se su 100 ragazzi uno solo ha ritrovato, o trovato per la prima volta la fede beh vuol dire che anche una giornata della gioventù vecchio stile ha avuto un senso, ha portato un fedele in più a messa, o l'ha spinto magari a leggere qualche passo del vangelo, non sarà molto ma nel periodo in cui viviamo mi sembra importante.
Basarsi solo sulla riflessione, meditazione e confessione in San Pietro rischia, secondo il mio modesto punto di vista, di richiamare solo quei ragazzi che già hanno una fede forte e chiara, ma tutti gli altri?
Che fine fanno?
Perchè privare quel ragazzo della gioia di vivere in Cristo?
Questo è sinceramente qualcosa che mi lascia perplessa, è vero ogni Papa deve adattarsi al periodo storico in cui vive ma secondo me, anche se Benedetto XVI fa cose egrege in questo caso io penso che ha sbagliato.
E' un mio pensiero ovviamente, ma credo sia giusto farlo presente.
Perchè il confronto è la prima cosa.



Giornata di preghiera e riflessione non significa giornata di mummie: se in tv ti capita di vedere le udienze, puoi notare come in Piazza San Pietro, in Aula Paolo VI ed anche per l'Angelus ci siano migliaia e migliaia di persone festanti con cartelloni colorati, canti, ed anche balli tradizionali. Insomma, non mi sembra una veglia di preghiera con voto di silenzio!

Basarsi solo sulla riflessione, meditazione e confessione in San Pietro rischia, secondo il mio modesto punto di vista, di richiamare solo quei ragazzi che già hanno una fede forte e chiara, ma tutti gli altri? Che fine fanno?
Perchè privare quel ragazzo della gioia di vivere in Cristo?

E' difficile che un adolescente abbia una fede chiara e consolidata e sarebbe molto improbabile che un adolescente in preda alla...crisi anticlericale si riavvcini al Vangelo con tamburi e chitarre.
La gioia di vivere in Cristo non è un villaggio vacanze, ma è aprire gli occhi sul mondo, svegliarsi e darsi da fare. Come San Francesco, o, se è troppo lontano, come padre Zanotelli, come i volontari che raccolgono i bambini di strade nelle periferie del terzo mondo, come quelli che preparano i pasti alla caritas.
Perchè i giovani si convertono sempre più al buddhismo? Perchè cercano l'interiorità, lo spirito, il divino, che si raggiunge nel silenzio, nella calma interiore, nella meditazione. Non nel frastuono, nelle luci abbaglianti, nel chiasso. E non mi risulta che il Dalai Lama o i monaci buddisti organizzano festini e tarantelle, eppure il centro buddista di Pomaia e il centro yoga Ananda di Assisi sono sempre pieni di persone, soprattutto tra i 25 e i 35 anni che cercano la via dello spirito, e non un party.
Anche io mi ero avvicinata al buddismo perchè non sentivo mio un cristianesimo di spettacolo.
Che faranno gli altri? Avranno un approccio al cristianesimo davvero serio e fondato, come a scuola: se studi bene al ginnasio farai un ottimo liceo.

Perchè privare quel ragazzo della gioia di vivere in Cristo?
Questo è sinceramente qualcosa che mi lascia perplessa, è vero ogni Papa deve adattarsi al periodo storico in cui vive ma secondo me, anche se Benedetto XVI fa cose egrege in questo caso io penso che ha sbagliato.


Il Papa ha il suo magistero e sbaglierebbe solo se tradisse se stesso per essere come lo vuole "la maggioranza".

[Modificato da Sihaya.b16247 13/03/2007 18.44]

Paparatzifan
00martedì 13 marzo 2007 22:42
Vi quoto tutte...
... ragazze!!! [SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811]

Credo che, in questo momento, ci sia più bisogno di silenzio e interiorità. Pensiamo se le chiese non si sono svuotate, appunto, per ecceso di "rumore".
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