Bullismo, le baby-bande dettano legge a Roma Giovanni, 15 anni: «Le prendi e stai zitto: è così»

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martee1964
00martedì 21 ottobre 2008 18:34
ROMA (21 ottobre) - La generazione dei bulli, di chi usa i pugni come parole, la generazione di chi la violenza «l’ammira e la rispetta», ha mille volti. E nessuno in particolare. Il pariolino griffato e quello che veste hip-pop. La ragazzina dark che organizza ronde punitive. E quella che picchia la compagna di scuola «perché è troppo sfigata».

La generazione dei bulli abita in periferia, nei palazzi bene dei Parioli, negli attici del centro storico. E frequenta il liceo artistico, così come il classico e il professionale perché oggi «anche se nasci in ambienti diversi, cresci con l’idea che se fai il coatto impari a farti rispettare». Ragazzi a confronto in tre diverse scuole di Roma - un artistico del Flaminio, un classico del centro, uno scientifico di Tor Bella Monaca - parlano di una violenza tra adolescenti «che ormai non ha più confini». E lo confermano i fatti di cronaca degli ultimi giorni che raccontano di un bullismo ormai trasversale che ha spinto il sindaco Alemanno a istituire «un osservatorio speciale per capire quante bande si sono formate sul territorio, quali sono le aree più esposte e quali le iniziative educative da avviare per dare risposte di integrazione ai giovani». Iniziativa votata ieri all’unanimità dal consiglio comunale.

«Perché la violenza ormai è entrata a far parte del nostro mondo non solo a scuola - racconta Francesco all’uscita di un liceo classico del centro - ma anche nelle piazze e nelle discoteche che frequentiamo. Il bullismo oggi non è più solo un affare da uomini: le ragazze picchiano le compagne per uno sguardo di troppo e i bulli se la prendono con i più piccoli, i secchioni che nel gruppo non riescono ad essere accettati e pagano perché sono troppo deboli». E non c’entra la condizione familiare, il disagio di un quartiere. «Puoi essere massacrato di botte per niente, magari solo perché sei un housettino, porti le spille sui jeans e ascolti una musica che a quelli che se la comandano, non piace - racconta Sara, 15 anni, davanti ai cancelli del liceo artistico di viale Pinturicchio dove due giorni fa un ragazzino è stato picchiato per un i-pod - Puoi essere preso di mira, puoi essere picchiato perché ti vesti troppo precisa, ti considerano una pariola, una viziata da punire».

«Nelle scuole,in tutte le scuole - aggiunge Giovanni, 15 anni, e il suo sembra quasi uno sfogo - ci sono gruppi che hanno mode e stili di vita diversi, hip-pop, dark, housettini. La banda più forte detta le sue regole. E se dai fastidio, se ti permetti di dire la tua, ce le prendi e devi pure stare zitto». E i più a rischio sono i primini, quelli che a tredici, quattordici anni arrivano alle superiori. «Tutto sta nello scegliere le amicizie giuste, - dice Manuele, 18 anni, cappellino alla rapper e felpa di due taglie più grandi - devi stare attento perché se capiti nel gruppo sbagliato..». Che succede? «Succede che cresci con le loro regole e anche se non le condividi le devi accettare. Oggi la violenza viene ammirata e imitata. Va di moda fare il fascio, imporsi in un quartiere a suon di pugni. E se provi a ribellarti vieni escluso».

E non importa se abiti in centro, in periferia. Il bullismo ha livellato le differenze. Tra uomini e donne. Tra ricchi e poveri. Davide, 16 anni, studente di un liceo scientifico a Tor Bella Monaca, venerdì scorso è stato aggredito davanti a scuola da due ragazzi più grandi di lui. Non li ha denunciati «perché quasi ogni giorno da noi succede qualcosa del genere». «Stavo mangiando un pezzo di pizza - racconta - quando sono arrivati questi due, si sono avvicinati e mi hanno detto che c....o ti guardi? Io neanche li conoscevo. Mi hanno preso a pugni, così, senza motivo. Erano talmente strafatti di canne che per passare il tempo cercavano qualcuno da picchiare». Ci ha fatto il callo ormai Davide e così gli amici con cui racconta storie di ordinaria violenza in una periferia già molto difficile. «Purtroppo nel quartiere è pieno di bande di questo tipo. Vengono fuori scuola a cercare guai. E a volte di mezzo ci finiscono pure le ragazze. Quelle più carine ricevono apprezzamenti pesanti, le più brutte vengono sfottute e prese in giro». Le responsabilità? «Dei genitori e della scuola».

«No, della stampa e delle istituzioni». Ovvero, di tutti e di nessuno. Ci si convive ormai con la prevaricazione, la violenza, l’aggressività. Anche nelle scuole più patinate di Roma. Come un noto liceo classico del centro «dove mesi fa - racconta Elena, 14 anni - due ragazze hanno picchiato una compagna di scuola perché era troppo sfigata, la madre non la faceva uscire e loro la prendevano continuamente in giro. Le femmine sanno essere anche più cattive dei maschi. Se vogliono, con uno sguardo o una parola, ti isolano per tutto l’anno». E così, per presidi e professori la lotta al bullismo è diventata una sfida sempre più difficile da affrontare. A gennaio l'associazione per l'educazione demografica Aied darà il via a un corso anti-bullismo organizzato nelle scuole medie e superiori di Roma «per aiutare i ragazzi nella gestione dei conflitti». Il progetto, prevede cinque incontri di due ore, una volta alla settimana, assieme a un’equipe di psicologi ed esperti.
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