-Terzo capitolo-

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n9p
00giovedì 27 novembre 2003 18:25
Il sogno ( o il ricordo) fa sembrare tutto come una fantasia prepagata del cervello del pensatore, per Theodor non era così, i suoi sogni erano strappi della realtà che aveva vissuto in quei terribili anni "campestri"; i suoi campi erano reali, non una sceneggiata o un romanzo... a distanza d'anni poteva ancora sentire le urla dei deportati nelle camere a gas, il tanfo della carne bruciata nei forni crematori, le lacrime di pover uomini nelle baracche da "riposo", ogni volta che ricordava (o sognava!) era come se tornassi lì fisicamente.

"Treni carichi di persone, senza distinzione alcuna, bambini, vecchi, donne e uomini, tutti stipati in minuscole carozze merci, coem del bestiame pronto per il mattatoi.
Mi trovavo in uno di questi, cercavo con lo sguardo qualche volto conosciuto, non si potevano vedere tutte le facce nella carozza per il super affolamento di corpi.
Dopo la mia fuga a Parigi, pensavo di averla scampata e mi recai a Vichy, un gruppo di tedeschi mi presero in "consegna", a loro le medaglie per l'ottimo lavoro e a me un biglietto di sola andata per l'inferno...
Tutta la situazione paragonabile all'Inferno di Dante, gli uomini messi peggio erano i polacchi; dopo lo smaltimento del ghetto di Varsavia per gli ebrei di quella zone (e non solo quelli!) erano incominciati i guai.
Ormai il gioco di boicottare le imprese ebraiche si era evoluto in qualcosa di molto peggio... lo sterminio e la deportazione di miglioni d'ebrei.
I tedeschi con orgoglio patriotico annunciavano ai primi ebrei in procinto di deportazione che avrebbero aiutato la "grande Germania" ad elevarsi sopra tutte le altre nazioni, dei primi deportati nei "campi di lavoro" non ne sopravissero molti, morti per la maggior parte di stenti non con le docce, un pasto al giorno composto da: Acqua sporca sopranominata zuppa e un tozzo di pane fatto non si sà come.
I vecchi e i bambini furono i primi a morire sotto il crudele giogo del massacrante lavoro voluto dai cari tedeschi.
Le persone maggiormente in forma riuscirono a "scampare" da quell'inferno, anche se poi finivano in un'altro inferno ancora peggiore... e da li non si poteva uscire vivi.
La minuscola carozza era dotato di sei finestrelle poste in alto nel vagone, entrava un filo quasi impercettibile d'aria e da una di queste che vidi la brbarica esecuzione di un gruppo di ritardati mentali, esseri che non potevano assolutamente appartenere alla gloriosa razza ariana.
Erano in fila sopra un'enorme fossa scavata da degli ebrei (che assomigliavano più a scheletri che a uomini), arrivò un generale (lo riconobbi dal saluto meccanicamente orgoglioso dei soldati); incominciò un discorso che non sentì a cusa della lontananza e per le urla di pover uomini nelle altre carozze (per un sadico gioco il treno si fermò proprio davanti a quella disumana scena!), il generale parlò molto e alla fine con l'urlo HEIL HITLER si congedò.
I soldati puntarono le armi su quelle povere persone (la cui colpa era stata di nascere diversi!) e spararono una raffica di proiettili, morirono tutti compresi qualche ebrei, i restanti avevavno ricevuto l'ordine di sbattere (con dei badili i quali erano un numero inferiore agli uomini, e quindi molti dovevano buttarli a mani nude!) i cadaveri nella fossa. Il treno ripartì.
Nessuno sapeva in che città si sarebbe fermato il treno, Birkenau, Auschwitz, Maidanek, Belzec, Lublino, Sobibor, Treblinka o Chelmo, nessuno sapeva... soltanto la fine che sarebbe arrivata.
I rabbini all'epoca delle prime deportazioni avevano professato l'orrore dei treni (saputo tramite terzi!), nessuno ci credeva, nessuno avrebbe immaginato cosa sarebbe sucesso, molti uomini avevano combattuto per il paese "ospite", alcuni non sapevano neanche di essere ebrei... e ora erano conziderati alla stregua delle bestie.
A ogni fermata del treno salivano altre persone, tutte nella stessa condizzione, la disperazione regnava sovrana il quel fetido vagone.
La cosa più drammatica in questo caso è la perdità di speranza, la perdità della propria umanità e sembrava che hai tedeschi ( e a tutti gli abitanti "ariani" dei territori occupati) questo piacesse molto, vederci marciarein fila, vestiti con delle divise estive in pieno inverno, vedere che ogni nostro bene materiale e non ci veniva barbariamente sottratto, vedere le madri divise dai figli, sentire le preghiere di un uomo prima di morire, ci provavano quel gusto sadico a vederci ridotti come bestie.
Il viaggio proseguiva, veloce sulla neve polacca ma sembrava che la meta non arrivasse mai, stavamo andando verso un'esecuzione di gruppo?
Ci volevano uccidere tutti nella campagna polacca?
Una notte un ragazzo ungherese si uccise, aveva nascosto una lama per poter uccidere una guardia e invece la usò contro se stesso, nessuno lo fermò, tutti capivano l'angoscia di quel ragazzo, era meglio morire così che nelle doccia, alcuni rabbini recitarono il kaddish e altri pianserò per tutta la notte.
Dopo un giorno il ragazzo incominciò a puzzare, ma nessuno ci fece caso, in quella latrina con le ruote nessuno faceva più caso a niente, al quinto giorno di viaggio arrivammo a Chelmo.
Furono attimi interminabili, passarono pochi minuti ma per noi poveri ebrei sembrarono secoli, alcuni pregarono, i banbini piansero, ci furono scene di estremo isterismo.
Il portone della nostra carozza si aprì, tre soldati con i fucili puntati su di noi ci ordinarono di scendere in fretta.
La luce dei riflettori abbagliò gran parte di noi, c'erano migliaia di persone in quel piccolo piazzale, ci ordinarono di metterci in fila per dieci per poter formare un quadrato, dietro di noi stavano "pulendo" con delle enormi pompe dell'acqua i vagoni e mi accorsi che il ragazzo suicida non era l'unico morto durante il tragitto, bambini, vecchi e donne, poco più di una decina di cadaveri scivolarono fuori dai vagoni a causa dell'enorme pressione dell'acqua.
Un SS ci parlò, dicendoci grosso modo (il mio tedesco per fiortuna era pessimo!) che non saremmo morti... che il lavoro rende liberi e castronerie del genere.
Ogni quadrato di persone aveva un dottore e due soldati che decidevano che fine avrebbero fatto i deportati, le soluzioni erano due:
SINISTRA: camere a gas
DESTRA: lavoro di "smaltimento"
Io andai a destra. Il numero delle persone che andarono a sinistra era terribilmente elevato, a destra rimasero una decina di persone.
I soldati munirono di saponette gli uomini di sinistra e li condussero alle docce.
Dopo lo smistamento ci tagliarono i capelli, ci diedero la "divisa" e ci tatuarono il numero sul braccio, il tatuaggio era dolorossisimo, non si sapeva dove erano stati messi quegli aghi, se non ci uccidevano col gas o con le palottole ci pensava la sporcizzia e il freddo.
Il mio primo lavoro da "smaltitore" fu la liberazione delle docce dai cadaveri. Un mucchio di corpi accatastati gli uni sopra glia ltri, con gli occhi sbarrati e i muscoli tesi all'inverosimile, era un ammasso di carne ed escrementi...
Per non sò quale miracolo divino una bambina sui cinque anni uscì viva da quella montagna umana, mi guardò compassionevolmente per qualche secondo, un proiettile fischiò vicino alle mie orecchie e colpì in piena fronte la bambina, mi voltai e vidì un SS sghignazzare e vicino a lui apparve Himmler, mi guardò, disse qualcosa nell'orecchio del soldato e si incamminò verso la sua abitazione.
I miei guai erano appena incominciati ma sapevo con certezza che la mia situazione non poteva migliorare bensì peggiorare sempre più.
Era notte fonda quando finimmo il lavoro di pulizzia delle doccie, noi smaltitori venimmo portati a suoni di insulti nel nostro block, eravamo soli in un enorme stabile di legno.
Cercavamo di dormire ma non ci riuscimmo, piangevamo, pregavamo... un giorno era passato distruttivamente per le nostre già tormentate menti.
Dopo l'agonia mentale arrivò il sonno, tormentato da incubi indecibili, gli orrori del giorno venivano ampliati e ingigantiti dalle nostre menti sognanti.

Corpi mutilati, braccia, mani, teste mi venivano incontro gridando:" Theodor perchè ci fai questo...perchè?" ed io non sapevo cosa rispondere, era forse colpa mia se avevo ancora un fisico allenato?
Era forse mia la colpa della morte di quella bambina?
Dovevo essere più lucido?
Non sapevo cosa rispondere al mio rimorso, l'angoscia e i sensi di colpa mi stavano uccidendo dentro, non sapevo darmi pace, forse non volevo farlo...

La sveglia suonò e un'altro infernale giorno stava incominciando...
La mattina portava solamente nuovo orrore e nuove tragedie.
Per prima cosa l'appello... un solone delle SS ci parlava di quanto eravamo inutili, che ci avevano "salvato" solamente per trattarci come schiavi, di pregare il falso Dio (oramai Hitler veniva copnsiderato alla pari di un Dio nordico dell'antichità!) per darci una morte rapida.
Non si poteva piangere se non si voleva far la fine dei nostri "compagni di viaggio", nel mio gruppo non c'erano solamente ebreai ma anche zingari, comunisti 8o dissidenti politici) e testimoni di Geova... la maggior parte di noi aveva perso qualcuno nella notte appena trascorsa... tutti tranne me!
I miei genitori furono fucilati nel ghetto nella notte dei cristalli, uno dei miei fratelli era sparito e tutti gli altri (cinque in totale) furono presi prima di mee molto probabilmente non erano più in vita.
Ero solo con i miei incubi...
La nostra mattine era incominciata, altri corpi, altre morti, altro dolore, altra sofferenza, odiavo la mattina all'epoca, se la sera era terribile, la mattina lo era sicuramente di più!
Durante la notte i treni arrivavano carichi di persone e dopo poche ore ripartivano completamente vuoti e al mattino centinaia di cadaveri apparivano!
C'era almeno il doppio di lavoro da fare calcolando che rimanevano ancora i co0rpi della sera... era terribilmente massacrante, sotto tutti i punti di vista!
Un mattina un dottore delle SS e Himmler venirono a vederci per delle scelta:
Chi doveva vivere e continuare a lavorare.
Chi doveva morire seduta stante nelle docce.
Chi doveva andare col dottore.
Chi non doveva andare con il dottore.
Il dottore era Meghele... lo scoprì molto più avanti nel tempo.
Io ero uno dei pochi "fortunati" che doveva ancora lavorare... eravamo in dieci in totale, una ventina di persone vennero condotte nelle docce e altri dieci uomini venirono condotti da Meghele.
Dopo un mesetto di lavoro di smaltimento Himmler mi prese con se come suo segretario "speciale"... pensavo di aver già visto l'inferno e invece stava appena cominciando!
L'ufficio di Himmler era scarbno, un'enorme finestra munita di un tendone scuro, un ritratto wagneriano di Hitler, un tavolo ricoperto di pelle (al primo sguardo il tavolo sembrava pelle normale... poi vidi dei numeri sulla gamba di quest'ultimo e capì di cosa era fatto il tavolo) e sul tavolo un grosso registro stracolmo di foto di soldati anche quest'ultimo era fatto di pelle!
Il mio "lavoro" consisteva nell'andare in giro nudo per l'ufficio e succesivamente di sottostare a tutti gli ordini di Himmler.
Era malato... una volta mi fece mangiare una quantita enorme di cibo... mi costrinse a mangiare tutto, non dovevo lasciare nel piatto neanche una bricciola... quando finii di mangiare mi disse che aveva fatto mettere un potente lassativo nel cibo.
Si spoglio nudo e mi costrinse a defecarli sul volto... ne era terribilmente felice... mi chiamava "piccolo cucciolo dal cazzo spuntato"....
Un altra volta mi costrinse a camminare a quattro zampe per potermi sodomizzare brutalmente per un paio d'ore... finito il suo rapporto con aplesso sulla mia schiena mi urinò sul corpo e succesivamente mi lecco il corpo manto d'urina.
Tutto questo durò un anno intero!
Una mattina del '45 arrivarono le forze alleate e ci leberarono tutti, Himmelr e Meghele erano già scappati da un paio di giorni.
Succesivamente venni a conoscenza che Himmler si suicidò inghiottendo del veleno... ne fui estremamente felice!
Fui liberato ad aprile e mi diressi a Parigi a cercare qualche famigliare ancora in vita... non fui fortunato... della mia famiglia ero l'unico soppravissuto, tutti i miei parenti e amici furono brutalemnte uccisi dai tedeschi.
Per mia fortuna i miei genitori sotto falso nome avevano depositato una piccola fortuna in una banca parigina, non era tantissimo ma poteva bastare per il viaggio che volevo e che dovevo fare.
Andai via da Paragi dopo qualche anno... giusto per far aumentare di più la somma di denaro, girai un pò per l'europa e dove andavo vedevo solamente miseria e distruzzione... i tedeschi dove arrivarono spargevano solamente dolore e sofferenza....
Dopo un paio d'anni a girovaghare per l'europa ritirai i soldi dalla banca e mi diressi in una cittadina portuale francese... la nave che avrei preso partiva quello stesso giorno a notte fonda... e decisi di festeggiare il mio ultimo viaggio per le vie della città.
Dopo la prima ora ininterotta d'alcol ero già un pò brillo ma non mi bastava volevo di più... bevvi per quattro ore di fila.
Ero ubriaco fradicio, andai per le strade ad esultare per la fine della guerra (anche se era già finita da un paio d'anni e in Germania erà già in procinto di nascere il muro di Berlino!).
La vescica incominciò a farmi male, mi fermai davanti ad un muro ad urinare... appena finito la lunga pisciata ricominciai a camminare.
Un'uomo sulla quarantina mi fermò per chiedermi delle prestazioni particolari e sopratutto omosessuali e come un fulmine mi rivenne in mente Himmler, rifiutai un paio di volte gentilmente, ma lui insisteva... preso dalla rabbia lo colpì con un calcio nel basso ventre!
L'umo si accasciò per terra ed io andai ad imbarcarmi...


Theodor si svegliò con un bacio sulle labra di Clarisse, aveva le lacrime agli occhi, Clarisse gli chiese cosa aveva e Theodor annui.
Era sul suo letto... prese il posacenere dal comodino e se lo appoggiò sulla pancia... si accese una sigaretta e l'aspirò lentamente.
Dopo un paio di giorni Theodor partì per l'Argentina lasciando Clarisse per l'enesima volta sola... se le voci erano corrette Theodor avrebbe arrestato il dottor. Meghele!
Una mattina d'agosto Theodor partì verso la sua missione.
Dopo tre mesi di pedinamenti e d'indagine super approfondite Theodor scoprì dove era "nascosto" Meghele, ormai era pronto per metterli le manette ai polsi.
In una caldissima serà infatti lo arrestò... la cosa che stupì terribilemnte Theodor fu la seguente:
Meghele non era affatto nascosto anzi era diventato con subdoli raggiri politici un generale e come nel passato anche ora incuteva terrore... si vociferava poi che era uno dei più crudeli e spietati generali che l'Argentina avesse mai avuto!
Uccideva per un semplice motivo...gli piaceva, adorava vedere zampilli di sangue che uscivano dalle teste bucate dalle palottole.
Theodor caricò con una certa cattiveria Meghele sull'aereo e si diressero verso Israele!
Il viaggio fu lungo e alquanto nervoso per Theodor... erano le quindici quando atterrò l'aereo, c'era solamente Clarisse ad aspettare Theodor... e fu proprio lei a vedere Meghele per prima... anche se lei non lo conosceva con quel nome ma bensì col nome di Fulgencio...


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