-Sesto capitolo-

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
n9p
00giovedì 27 novembre 2003 18:32




Messico h. 12,00
Faceva caldo, davvero caldo, il calore s’appiccicava alla camicia sotto forma di sudore, Ruben odiava quel caldo umidiccio del Messico, era abituato a tutt’altra cosa, stare in panciolle sulle spiagge israeliane, era il paradiso rispetto a questa bollente fornace chiamata Messico, l’aeroporto era una delle cose più tristi e squallide che Ruben avesse mai visto in tutta la sua vita, quella sottospecie di grigio casermone fu il suo benvenuto, dopo la morte della madre e il veloce decadimento del padre Ruben diventò uno degli uomini più ricchi del mondo, all’inizio della sua carriera fu l’uomo giusto nel momento giusto nel posto giusto.

aaa


Da qualche parte nel deserto messicano h. 12,00
Era stufo, veramente stufo, le truppe promesse non arrivavano e il generale A. (nessuno dei suoi soldati conosceva il suo vero nome!) stava nervosamente giocherellando con un piccolo macete!
I suoi secondi erano nervosi per lui, sapevano che non li avrebbe mai fatto nulla di male visto che li considerava un po’ come dei suoi figli ma da quando arrivò un pacchetto da Israele A. era notevolmente cambiato.
Si era fatto silenzioso e malinconico ma in battaglia si trasformava in una furia indomabile, non lasciva il passo neanche da ferito e finché gli avversari/nemici non erano completamente annientati non si fermava e non si dava pace.
La notizia dell’arrivo di nuove truppe fece scoppiare la felicità fra tutti i soldati tranne che per il generale che si alzò tranquillamente, andò a visionare di persona i nuovi volontari e ritorno come se niente fosse successo al suo macete e alla sua malinconia.

bbb


Messico notte
Le macchie cabalistiche di sudore s’allargavano a vista d’occhio sulla bianca maglietta di Ruben, stare in uno dei migliori alberghi messicani non lo aiutava assolutamente, sembrava come un gioco sadico più s’asciugava e più il sudore scendeva copioso: si tolse la maglietta fradicia e rimase in mutande, appena arrivato in Messico fece l’errore fatale di comprare delle sigarette del luogo, purtroppo per i suoi sensi quest’ultimo si dimostro la cosa peggiore che avesse inalato in tutta la sua vita, spense la mezza sigaretta nel posacenere di falso cristallo e aprì la piccola borsa di pelle che si era portato da Israele, la borsa conteneva vari documenti e un dattiloscritto di un diario scritto prevalentemente in tedesco, depose a raggiera i fogli sul letto, lesse il diario e alle tre di notte prese una foto tra i fogli, la guardò e disse:” Sei tu lurido verme”, raccolse i documenti e il diario li rimise ordinatamente nella borsa di pelle e la chiuse, adesso aveva un nome, un luogo e tutto ciò che i soldi potevano comprare su un uomo… Adolf era il suo nome e Ruben era il suo nemico naturale.

ccc


Da qualche parte nel deserto messicano notte
Adorava le stelle, le adorava tutte nessuna esclusa ma purtroppo ogni volta che le guardava la malinconia prendeva il sopravento e come se niente fosse ripensava a quel padrino che non aveva mai conosciuto, al modo in cui è sparito e tutto il resto.
“Generale scusi se la disturbiamo ma sono arrivati i dispacci!”
“E cosa dicono?”
“Dicono che domani il Messico sarà libero dalla tirannia!”
“Ottimo!”
La notizia rallegrò parzialmente A. che incominciò subito ad elaborare piani di governo ma non ci riuscì molto bene.
Ormai era notte inoltrata quando prese il contenuto del pacchetto e lo rilesse per l’ennesima volta e per l’ennesima volta non poteva credere a ciò che stava leggendo… lui il generale che l’indomani avrebbe liberato il Messico dalla dittatura simil nazista era il clone (parola che non riusciva a capire a pieno!) del più grande dittatore mai esistito… lui era Adolf Hitler.


ddd

Messico l’alba
Ruben sente una sottospecie di eccitazione, i suoi soldi e il suo potere hanno fatto in modo che il piccolo “esercito” del novello Adolf ricevesse nella notte appena trascorsa un dispaccio sul via libera per conquistare il Messico… ridacchiò pensando che tra qualche ora il suo nemico cadrà sotto un colpo della sua pistola.
Ruben non resistette e si masturbò nella sottospecie di doccia, si lavò, si vestì, fece qualche telefonata e attese l’ora in cui potrà “vendicarsi”.
Le persiane erano chiuse e nella piena oscurità Ruben si sedette sul bordo del suo letto matrimoniale, si toccò la fronte e sul suo viso si dipinse un ghigno con tutto il gusto del sadico!


eee

Da qualche parte nel deserto messicano nelle vicinanze della capitale messicana alba
Adolf era pronto come non mai, finalmente dopo anni di guerriglia senza frontiere il suo sogno di libertà si poteva esaudire, mancava solamente il segnale per poter far incominciare l’ultima battaglia.
Due battaglioni da cento persone in tutto era allineato a dieci metri dal loro generale che imperturbabilmente come il ghiaccio stava osservando la città che si stava apprestando a svegliarsi, tutti i soldati lo guardarono con riverenziale rispetto, tutti sapevano l’importanza di quel giorno nessuno escluso.
Il segnale arrivò alle nove meno un quarto (dopo quattro ore d’attesa) sotto forma di bambino miseramente e sudiciamente vestito, quest’ultimo rischiò di prendersi un colpo di fucile in pieno viso ma il generale sapeva chi era e fermò l’infanticidio prima del suo compiersi.
Adolf diede l’ordine e in un attimo tutti i soldati si misero in marcia.


fff

Capitale messicana mattina inoltrata
È stata una strage… tutti i soldati sono morti, nessuno è sopravissuto… nessuno tranne Adolf.
Ruben è ben vestito è ha una pistola puntata alla testa del suo nemico lo sta guardando intensamente e non può credere hai suoi occhi, Adolf ha la tipica fisionomia ebraica, naso aquilino, abbastanza basso con una lieve gobba, riccioluto… e Ruben ci scommetterebbe anche l’anima che Adolf fosse circonciso… la foto che aveva non era giusta, si sarebbe aspettato un vichingo ariano alto e biondo e invece si ritrovò davanti quello che sembrerebbe un futuro prigioniero dei campi di concentramento e per la prima volta in tutta la sua vita Ruben ebbe un dubbio…
Non emette parola, Ruben è davanti ad Adolf con una pistola in mano e lo sta fissando negli occhi e lui non emette una parola… adesso Ruben ha una vita davanti.


ggg

Capitale messicana subito dopo le nove
Adolf ringhia la ritirata ma è tutto inutile, sono stati traditi, in meno di un quarto d’ora tutto l’esercito rivoluzionario è sterminato e adesso lui ha perso per la prima volta nella sua vita.
Un vichingo biondo gli è davanti è ha una pistola in mano puntata sulla sua fronte e Adolf capisce subito chi è e da dove proviene… il vichingo sa chi è lui!
Il tempo sembra fermarsi e Adolf rivive tutta la sua vita, dal reclutamento nell’esercito fino alla sua sconfitta, dalla sua carriera militare all’arrivo del diario proveniente da Israele… tutto e veloce e rapido e adesso Adolf sa che sta per morire, pregare e chiedere pietà non sono nel suo stile e quindi attende stile e quindi attende silenziosamente la pallottola che lo ucciderà maledicendo il suo terribile passato…
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 11:15.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com