già...
Ma purtroppo la vita è questa e anche nelle case insospettate spesso si nasconde una povertò morale e di principi tanto più evidente in raffronto allo splendore e alla ricchezza delle cose.
Qualche tempo fa mi è successo di occuparmi di unaa separazione.
La moglie, appena ventiseienne, venne da me esprimendomi la sua volontà di separarsi, raccontandomi peste e corne del marito, anche lui giovane, e aggiungendo che l'unica cosa che le importava davvero era non far soffrire il figlio di 8 anni.
Capite bene che mi sono buttata con tutta me stessa, cercando la soluzione migliore; incontri su incontri separatamente, insieme, tutto per arrivare ad una soluzione che, pur giungendo ad una separazione (sempre dolorosa e non credete che possa essere il contrario), chiacchierate anche nei giorni in cui non lavoravo, incontri anche in casa da loro perchè io avevo bisogno di capire l'ambiente in cui queste persone vivevano.
Più andavamo avanti e più mi rendevo conto che non avevo riscontri alle parole negativissime di lei sul marito, mentre lui non mi aveva mai parlato male di lei. la cosa mi lasciava alquanto sorpresa, avendo occasione fuori dal contesto lavorativo di osservare i rapporti tra i genitori e il bimbo.
E più andavamo avanti, più lei era decisa a prendersi il figlio,più il marito insisteva che accettava qualsiasi soluzione pur di non far soffrire il bambino.
Lei voleva denunciarlo, creargli grossi problemi.
Ma il marito aveva una famiglia alle spalle,mentre lei era sola perchè i genitori non avevano accettato la sua gravidanza da ragazza, il suo matrimonio e men che mai la sua separazione.
Era dura, ma bisognava arrivare a qualcosa.
Sembrava una battaglia senza superstiti, neppure il bambino.
Alla fina ho deciso di parlare solo con lei e farle vedere quali sarebbero stati i problemi a cui sarebbe andata incontro avendo il bambino con lei: non aveva nessuno a cui appoggiarsi, lavorara lontano dal luogo di residenza e il bambino sarebbe stato praticamente sempre solo.
Per farla breve dopo un anno di questo lavoro,siamo arrivati ad una separazione consensuale( non ci crederete!!!!), con accordi che permettevano alla madre di stare con il bambino tutti i fine settimana e durante la settimana quando voleva. Intanto il bimbo stava con il padre che pur lavorando, poteva contare sull'aiuto dei nonni che vivevano con lui e quindi con il bambino.
Ma la cosa più bella era la rinnovata serenità dei rapporti tra i due, pur convinti della separazione(in certi casi è meglio, in casa conducevano due esistenze distinte e separate e neppure il figlio li univa).
Il giudice ha omologato l'accordo, ma io non ero tranquilla.
Continuavo a chiedermi se era giusto che la mamma non avesse il figlio con se', se mi ero sbagliata, se il marito aveva saputo "giocare" d'astuzia, mostrandosi diverso.
Dubbi su dubbi, pensieri su pensieri.
Di tanto in tanto li chiamavo per sapere come andava. Il marito tranquillo e cortese, lei non rispondeva mai alle mie telefonate.
Un giorno mi ha telefonato il bambino, mi ha raccontato della scuola, del calcio, dei suoi amici, delle cose che faceva con il babbo, delle vacanze con i nonni, della mamma neppure una parola. Sembrava un fiume in piena di parole, poi alla fine mi ha detto:"Grazie di avermi lasciato con il babbo." Io gli ho detto che ero felice di sapere che stava bene, ma non ho resistito e gli ho chiesto se gli mancasse la mamma.
E lui:" La mamma?" Non è venuta più a prendermi, mi aveva promesso che mi avrebbe fatto stare con lei nella nuova casa, ma non mi ha più telefonato.Credo che non gli importi di me."
E io a dirgli che forse era per il nuovo lavoro che la impegnava tanto, ma sapevo che non era così.E il bimbo:" Dimmi cosa c'è più importante di me?Per te il tuo lavoro è più importante di Viola?" (conosceva Viola).
Quando ho finito la telefonata ho chiamato lei e mi sono sentita dire queste cose:" Ho 26 anni, non ho avuto una gioventù prima e sto cercando di recuperare il tempo perduto, arriverà il tempo anche per occuparmi di un figlio!"(tono freddo e distaccato, come se stessimo parlando del figlio di un a'ltra donna)
Il gelo di quelle parole mi hanno paralizzata. Ho chiuso il telefono e ho capito di aver fatto la cosa giusta a non togliere il figlio al padre. Son passati due anni e il bimbo ancora non riceve la telefonata della mamma.
Non so se c'entra con il racconto di Massi, ma ogni volta che penso a quel bimbo mi sento stringere il cuore. E' coperto d'affetto, ma gli manca quello più importante e lui ne è cnsapevole, glielo leggo negli occhi ogni volta che vado a trovarli.
Quali saranno i suoi sogni?....un cuore di mamma a cui appoggiare la testa per perdersi in un abbraccio senza fine....
Flora(che sta piangendo)